Sindrome di Wanderlust – La malattia del viaggiatore
Sindrome di Wanderlust
La malattia del viaggiatore
Il gene del viaggio è il recettore della dopamina D4
Per molti viaggiare è un piacere, un premio che si concedono dopo aver tanto lavorato ma purtroppo per altri è una vera e propria malattia, una dipendenza malsana che limita la realizzazione della propria esistenza.
Tutto ebbe origine nel 1999 da una ricerca condotta presso La university of California, a Irvine , dalla ricerca è emerso che il DRD4 è un tipo di recettore metabotropico accoppiato a proteine G, soprattutto presenti nel sistema nervoso centrale dei vertebrati. La dopamina, un neurotrasmettitore, è l’agonista endogeno dei recettori dopaminergici.
I recettori dopaminergici hanno un ruolo in una serie di processi neurologici quali: processi cognitivi, memoria, motivazione, apprendimento, movimento e regolazione delle vie di segnale di tipo neuroendocrino e addirittura sul piacere.
Di questo recettore però ne esiste una variante codificata come DRD4-7R che è appunto “il gene del viaggiatore” o “gene della sindrome di Wanderlust”.
Wanderlust è considerata una malattia in quanto la sua influenza è esponenziale, pertanto più si ha il bisogno di viaggiare e più questo crescerà viaggiando.
Ecco alcuni sintomi di questa sindrome
- torni da un viaggio ma già pensi al prossimo
- i tour organizzati non fanno per te
- le vacanze in villaggio le lasci ai tuoi nonni
- perderti in una nuova città ti da adrenalina
- non pianifichi mai completamente il tuo viaggio
- provi piacere a passare ore fra motori di ricerca per voli aerei
- il non conoscere perfettamente una lingua non ti spaventa
- mangi tutto quello che mangiano le persone del posto
- ti piace conoscere tradizioni e culture del luogo
- sai sempre dove esattamente si trova il tuo passaporto
- sogni ad occhi aperti posti in cui non sei mai stato
- parli sempre di viaggi
- sei insofferente se non viaggi per troppo tempo
- quando torni da un viaggio vieni immediatamente colto dalla malinconia dei giorni passati
- quando vedi un volo in offerta non resisti e lo acquisti all’istante
- quando torni da un viaggio pensi già al prossimo
- ti basta entrare in un aeroporto o in una stazione per essere felice
- conti i giorni che ti separano dal tuo prossimo viaggio
- la tua motivazione nell’andare avanti nella quotidianità è data dal fatto che presto farai un bel viaggio
- ripensi sempre ai viaggi passati
- Ti senti pienamente vivo e felice solo quando viaggi
Chiaro ora il concetto? Non sto parlando di prenotare un weekend al mare ma di un vero viaggio, magari in solitaria in un luogo in cui non sei mai stato.
Anche se può sembrare una cosa positiva purtroppo non lo è in quanto chi soffre di questa malattia non può concedersi una vita sana e normale, come ogni drogato ha bisogno della sua dose di viaggio o la sua mente inizierà a soffrire.
La dromomania ti imprimerà quel tuo viaggio nella testa e non potrai più farne a meno.
Anche il National Geographic ha finanziato uno studio che ha rilevato come i wanderluster siano persone maggiormente propense ad affrontare rischi, a cercare avventure sempre più rischiose al limite talvolta delle proprie facoltà.
Questo perché più si viaggia più il livello di dopamina D4, aumenta portando inevitabilmente ad un circolo vizioso.
Guarire da questa sindrome non vuol dire smettere di viaggiare, vuol dire vivere il viaggio non più come una droga di cui non riuscire a fare a meno ma viverlo nel giusto modo, guarire permette di avere una vita più sana e di realizzarsi nei diversi ambiti, dedicandosi anche ad hobby o a talenti che fino ad ora sono stati spazzati via dall’ossessione compulsiva del pensiero costante di viaggio.